Edoardo Sant’Elia
Studi sul teatro napoletano: introduzione

   Corre lungo i secoli la tradizione del teatro napoletano, che per alcuni risale all’antichità, alle Atellane, con quei personaggi fissi capaci di sbeffeggiarsi a soggetto, risalendo poi lungo il medioevo attraverso le rappresentazioni itineranti e gli spettacoli di corte, fino ad innervare degli stessi sapidi umori le farse cavaiole fiorite nel Cinquecento. Ma è con la comparsa di Pulcinella, seme germinante, che prende corpo nel Seicento il moderno canone, compatto, autosufficiente, con riti e miti tramandati, eppure per sua stessa natura aperto, disposto ad inglobare ogni evento, ogni suggestione ritenuta utile per la messa in scena (e pronto anche ad innestarsi, con irresistibile astuzia, in altri linguaggi).

   È questo il canone che ho scelto di indagare. Un canone in divenire che tuttavia non ha mai smarrito la memoria delle origini, quel senso di appartenenza che connota le autentiche tradizioni artistiche, le quali circoscrivendo un territorio lo rendono universale proprio in ragione della sua tipicità. Esemplare, in tal senso, proprio la figura primigenia di Pulcinella, maschera gallinacea e farinosa scaturita dall’entroterra campano, dalla periferia rurale, maschera ripresa e stilizzata dai comici dell’arte, esibita nei teatri delle capitali e quindi diffusa ovunque, nei più diversi paesi, che l’hanno adottata e adattata senza snaturarla. Campagna-città-mondo: un percorso non certo scontato.

   Come non è scontato il cammino stesso del teatro napoletano, un cammino nutrito nelle sue varie fasi di oralità e scrittura, dialetto e lingua – con mille intermedie sfumature –, un tessuto culturale e spettacolare che si è evoluto tra polemiche anche feroci, tra accettazioni e rifiuti, richiami all’ordine e successivi allargamenti d’orizzonte. L’innata farsa si è gradualmente trasformata in commedia, la commedia si è problematizzata, si è incupita assumendo tinte tragiche, la tragedia individuale è poi divenuta sociale, ha dovuto fare i conti con la piccola e grande Storia. Ma le caratteristiche di fondo non sono mutate: il monologo plateale è disceso negli inferi del rovello interiore, la farsa è riemersa sotto forme emblematicamente grottesche, commedia e tragedia hanno imparato a convivere, a immedesimarsi negli opposti ruoli.

   Una vivacità e una continuità  ininterrotta che nascono dalla visibile fiducia nei propri mezzi espressivi, mai calati dall’alto, sempre ad altezza d’uomo. Mezzi espressivi, temi, personaggi che ho voluto trattare con i miei criteri, come di consueto critici e creativi assieme, di volta in volta alternando un saggismo narrativo, che lascia spazio alla ricostruzione fantastica come alle intuizioni registiche, ed un’analisi dettagliata che, senza trascurare le poetiche e le teorie del teatro, si serve di raffronti filosofici e antropologici. Ricordando, comunque, che Napoli ha scelto il teatro per raccontarsi – certo, facendosi cullare da innumerevoli colonne sonore e sulla scorta di altrettanti spunti di pensiero – ma non si è limitata ad uno sguardo complice, entrando viceversa direttamente in gioco su un palcoscenico ampio e promiscuo, dove non si fanno distinzioni tra attori e spettatori: il palcoscenico di una intera città.

    Testi

    Edoardo Sant’Elia, Pulcinella condannato alla sedia elettrica, Napoli, Pagano, 1994.

    Edoardo Sant’Elia, (a cura di) Il teatro a Napoli negli anni Novanta, Napoli, Pironti, 2004.

    Su riviste e atti di convegni

    Edoardo Sant’Elia, Farsa, attore e fantasia: Peppino De Filippo e le regole del gioco, in “Peppino De Filippo e la comicità nel Novecento”, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2005.

    Edoardo Sant’Elia, Mangiare o non mangiare: se questo è il problema. La Napoli di Scarpetta, “fra la miseria vera e la falsa nobiltà!”, in “Rivista di letteratura teatrale”, Pisa/Roma, Fabrizio Serra Editore, 2013.

    Edoardo Sant’Elia, La piccola magia. Eduardo uomo di scena nell’ottica di Stanislavskij, Brecht, Artaud, in “Eduardo De Filippo e il teatro del mondo”, Milano, Franco Angeli, 2015.

    Edoardo Sant’Elia, Calarsi in un ruolo. L’educazione sentimentale secondo Titina De Filippo, in “Rivista di letteratura teatrale”, Pisa/Roma, Fabrizio Serra Editore, 2019.