Francesco Filia, Valerio Grutt, Melania Panico, Edoardo Sant’Elia, Rossella Tempesta, Giuseppe Vetromile, Vanina Zaccaria
da Dalle parti del Silenzio
a cura di Edoardo Sant’Elia

Napoli, Strit Festival X edizione, 2018

Francesco Filia

*

Rami come scheletri di legno,
l’ossuto tepore dell’inverno perfora
vestiti e pelle. Il germoglio
è sul punto di schiudersi
l’annuncio mite di un nuovo inizio,
qualcosa ancora preme per nascere
da un antico silenzio.
La luce si manifesta tra le coltri
e inventa la tua ombra sul greto,
qualcosa si muove di soppiatto
qualcos’altro attonito resta.
L’antica minaccia ora è ovunque.

La senti – vero? – quella fitta nel petto?
È panico, nient’altro che panico.

 

Fëdor Tjutčev

Silentium!

Taci, nasconditi ed occulta
i propri sogni e sentimenti;
che nel profondo dell’anima tua
sorgano e volgano a tramonto
silenti, come nella notte
gli astri; contemplali tu e taci.
Può palesarsi il cuore mai?
Un altro potrà mai capirti?
Intenderà di che tu vivi?
Pensiero espresso è già menzogna.
Torba diviene la sommossa
Fonte: tu ad essa bevi e taci.
Sappi in te stesso vivere soltanto.
Dentro te celi tutto un mondo
d’arcani, magici pensieri,
quali il fragore esterno introna,
quali il diurno raggio sperde:
ascolta il loro canto e taci!..

Traduzione di Tommaso Landolfi

Valerio Grutt

*

Facciamo che al mio segnale
rompiamo tutti il silenzio
Giacomo la foglia
del silenzio nella foglia
Arianna il ghiaccio
dell’inverno a Berlino
Andrea il silenzio del dolore
tutte le voci accumulate dentro
che non hanno più respiro
il mare ci dia il suo silenzio se vuole
al mio segnale
facciamo che lo facciamo uscire
come aria dal materassino

scende dalle montagne un ululato
risuona con il pianto di un uomo
perso in una sala bingo

facciamo uscire tutto
al mio segnale
che rimanga solo il silenzio del sole
proviamo a sentire da dove viene
questa onda, questo vuoto.

 

Francesco Petrarca

Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.

 

Melania Panico

*

Arriva il giorno, poso
tutto il delirio sul davanzale
come un cavallo, una sposa, una scusa
tutto l’andare
il delicato precedere del silenzio

conservo la nostalgia per me
qualcosa che descriva il mantenere
un telo sulle ferite, una promessa, la pace
finalmente, la nostra.

Ora misuro il tempo, le rughe di un albero

 

Anna Achmatova

La sentenza

Ed è caduta la parola di pietra
Sul mio petto ancora vivo.
Non è nulla, vi ero preparata,
Ne verrò a capo in qualche modo.

Ho molto da fare, oggi:
Bisogna uccidere fino in fondo la memoria,
Bisogna che l’anima si pietrifichi,
Bisogna di nuovo imparare a vivere,

Se no… L’ardente stormire dell’estate,
Come una festa oltre la finestra.
Da tempo avevo presentito questo
Giorno radioso e la casa vuota.

Traduzione di Carlo Riccio

Edoardo Sant’Elia

Altre battaglie

Avevo trovato
le parole per dirlo,
quelle adatte:
erano lì,
in fila,
pronte all’uso,
fedeli soldatini
del linguaggio.
Ma poi, dopo averle passate
in rassegna,
ho cambiato parere:
le ho mandate
a combattere
per altri generali
altre battaglie.
E nel silenzio,
finalmente,
ho spalancato
lo sguardo.

 

Johann Wolfgang Goethe

Solitudine

Voi che alberi e rupi abitate, o salutari
Ninfe, date ad ognuno
di cuore ciò che nel silenzio brama.
Sollevate chi è triste, recate consiglio al dubbioso,
e chi ama
concedete che incontri la fortuna.
Poi che quello che agli uomini negarono
diedero a voi gli dei: d’essere di conforto
e aiuto a ognuno che confidi in voi.

Traduzione di Giorgio Orelli

Rossella Tempesta

*

C’è spesso un silenzio come d’avvertimento,
come fossi condannata a non dimenticarlo
l’ovattato niente di fondo.

Il momento della riflessione – diresti Tu –
la serietà di una superficiale.
A me sembra un vuoto pneumatico del mondo
e sono certa che è il mio, che l’ho svuotato io.

Mostrami ancora la tua allegra faccia
nello specchio tinto del vino di Canaa…

Emily Bronte

Tutto è quiete e silenzio nella casa;
fuori… vento e scrosci di pioggia;
ma qualcosa mormora al mio spirito,
fendendo l’acqua e il gemito del vento,
mai più.
Mai più? E perché non di nuovo?
La memoria ha un potere reale quanto il tuo.

Traduzione di Ginevra Bompiani

Giuseppe Vetromile

*

ascolto la lontananza
l’acuta voce dell’assenza

non so da quali silenzi proviene il tuo grido d’amore
squarcia le risonanze di un’alba
o di una notte illune
senza riflessi di te ormai che sei oltre la vista
celata in una candida storia senza inizio
e senza fine

qui ora la tenebra
qui il ristagno delle ombre negli angoli della casa
e dalla scrivania il lento scivolare delle parole
su un taccuino dal gusto un po’ retrò

ma sempre vivo proprio sull’orlo consumato

e vi scrivo ancora un’eco immaginaria di te
come canto di sirene verso cariddi
impossibile da stringere a mani nude
fatale come sempre al cuore naufragato

sto qui e ascolto la tua lontananza
nel grigiore privo di distanze e di tempi
in un attenderti al vecchio davanzale
ancora vivo di ricordi

e di gelidi silenzi

Antonia Pozzi

Notturno

Curva tu suoni
ed il tuo canto è un albero d’argento
nel silenzio oscuro.
Limpido nasce dal tuo labbro – il profilo
delle vette – nel buio – .
Muoiono le tue note
come gocce assorbite dalla terra.
Le nebbie sopra gli abissi
percorse dal vento
sollevano il suono spento
nel cielo.

 

Vanina Zaccaria

*

Non si muore di notte
in mezzo alle ombre.
Si muore di giorno
sotto il fendente della luce.
La clava, la giusta postura
la ruota
il segno del fratello sulla pietra.
Tutte le cose
sono tutta la tua memoria.

Non si muore di notte
quando anche la morte
somiglia al sonno.
Si muore di giorno
nella luce che non finisce
e nemmeno ti asciuga
come un corpo di rana
che rimane umido
sotto le dita.

 

Titos Patrikios

Con il tuo meltemi che di notte si rafforza
con la tua notte che rafforza il silenzio
e con un reticolato intorno al cuore.

Isola che nessun terremoto
inghiottirà
lunga come un ago magnetico di pietra
a indicare il nord e il sud
del nostro percorso
della storia
del tempo.

E il mare scorre e va
scorre e va
non sopporta queste rocce
scorre e va.

Traduzione di Nicola Crocetti