il rosso e il nero

Estratti critici

Claudio Piersanti
“Il Mattino”, 13 febbraio 1993

   Un orizzonte diverso, e non certo di tendenza, quello scelto da Edoardo Sant’Elia per presentare il primo numero de il rosso e il nero: “Quanto agli autori, si capirà leggendo i curriculum riuniti alla fine della rivista che appartengono a un’area generazionale ben delimitata: hanno tutti – tranne mirate eccezioni – meno di quarant’anni. E una scelta precisa: quella di privilegiare come punto di riferimento, di indagine, di proposta, l’universo creativo e critico della scrittura contemporanea: senza mitizzazioni superflue ma anche con ragionevole entusiasmo”. La struttura della rivista è semplice e originale al tempo stesso. La sezione di narrativa ospita soltanto racconti brevi, contenuti nelle cinque cartelle (e si precisa “non bozzetti o prose poetiche, ma storie compiute”): l’autore che collabora ne deve scrivere due. Insomma, un contenitore che non si accontenta di un racconto d’occasione (o ripescato in fondo al cassetto) ma impone una sua misura. La sezione critica, monografica, è aperta a diverse suggestioni (nel primo numero i saggi si occupavano di angeli e diavoli). La sezione più originale è senz’altro quella dedicata alla poesia, che prevede, dopo la proposta di una silloge di versi, un intervento (insomma una dichiarazione di poetica) dell’autore stesso, seguito da un vero e proprio commento critico.

Eugenio Lucrezi
“Roma”, 23 febbraio 1993

   Descritte la struttura e la ripartizione interna della rivista, ci accorgiamo di avere già detto alcune cose importanti: perché cioè sia cosi diversa dalle altre, e per quali caratteristiche riesce a connotarsi come “individuo” nello sterminato popolo dei periodici letterari. Innanzitutto, lo si è capito, “il rosso e il nero” non è una rivista-contenitore, da riempire di volta in volta con materiali più o meno interessanti a seconda della disponibilità dei collaboratori; ogni numero, al contrario, nasce come progetto, ed esiste già prima che i diversi contributi vadano ad occupare le pagine a loro destinate. Racconti, saggi, poesie e interventi vengono tutti commissionati agli autori dal direttore e dalla redazione, ed orchestrati poi, polifonicamente, nelle diverse sezioni. Si tratta, dunque, di una rivista fortemente autorale, nel senso che la coesione dei testi porta chiara l’impronta di chi la conduce: del direttore Sant’Elia, innanzitutto, giornalista e scrittore nel cui lavoro la profondità della ricerca si accompagna ad una levità del tono e dell’argomentare molto personale.

Pino Corbo
Le regioni della poesia, Marcos y Marcos 1996

   Continuità e puntualità caratterizzano (esempio più unico che raro) “il rosso e il nero”, diretta da Edoardo Sant’Elia. Nata nel 1992 come quadrimestrale, nel 1994 è diventata semestrale, per un totale complessivo di nove numeri pubblicati; le basi teoriche della rivista ineriscono a quella che Sant’Elia nell’editoriale del numero 1 definisce “letteratura ‘colta e popolare’, lontana in egual misura dall’intellettualismo e dal mestiere, dalla sperimentazione come alibi e dalla tradizione come rifugio. Questa linea – di ricerca più che di tendenza –  costituisce la traccia iniziale di un progetto che prende corpo ora nella rivista, attraverso la sua formula e i contributi degli scrittori che vi collaborano”. […] Il criterio prescelto è indagare la modernità, uscendo dai generi e dagli intellettualismi: “l’idea di una letteratura colta e popolare proviamo a concretizzarla cosi: mescolando le carte – con rigore, s’intende, con metodo -, servendoci di contenuti ‘alti’ e ‘bassi’; e di stili diversi, purché capaci di intrigare, spiazzare, sorprendere” (dall’editoriale del numero 2). “il rosso e il nero” è certamente la più vitale e tenace delle riviste campane nate nell’ultimo decennio, la più regolare e puntuale nella continuità, grazie all’attento e determinato, direi quasi imperturbabile, lavoro di Sant’Elia, che ha garantito la pubblicazione della rivista almeno per questo scorcio di fine millennio.

Rinaldo Caddeo
Annuario di poesia 1997, Crocetti, 1996

   La rivista più cartesiana, sia per precisione sia per puntualità, tra le riviste di letteratura che ho avuto l’occasione di incontrare in Italia, è pubblicata a Napoli. “il rosso e il nero”, fin dalla copertina e dal titolo, è rivista elegante e geometrica. Quanto la geometria e le scienze esatte trovano nell’eleganza un criterio di conferma dei propri enunciati altrettanto una geometria dell’eleganza – se per eleganza (parola che viene da legere: scegliere) s’intende concisione e raffinatezza, ricchezza di pieghe e semplicità, chiarezza e passione – può definire e scandire una ricerca sulla letteratura e sull’arte […] Una rivista, insomma, che, senza mai deflettere da una selezione che ha saputo valorizzare qualità espressiva e leggibilità dei testi, sta documentando, con pacata fierezza e stoica cordialità, lo stato dell’arte di una ghirlanda inanellata di scrittori dell’ultima generazione (sotto o intorno ai quarant’anni). L’alternanza di tre forme canoniche della scrittura del ‘900 (racconto breve, saggio, poesia) dinamizza la lettura, incentivando il paragone tra i generi e i modi della scrittura. La concatenazione, nella sezione della poesia, di testi, poetica e analisi dei testi, recependo l’istanza di ascendenza anceschiana di una poetica elaborata dal poeta stesso, accompagnata da un commento esterno, stana il flusso dei messaggi dall’isolamento antologico (torre d’avorio o catacomba di una rivista, in cui rischia di rannicchiarsi anche il testo migliore) e apre un varco per un confronto multiplo.

Clotilde Punzo
“Roma”, 28 febbraio 1998

   L’omino dai tratti settecenteschi, l’unica figura che compare in copertina e che viene riproposta all’interno a piè di pagina, traghetta il lettore, numero per numero, da una sezione all’altra, da un’esperienza letteraria all’altra. Tre le sezioni in cui è strutturata la rivista: la prima che raccoglie i racconti brevi, la seconda destinata alla saggistica monotematica e la terza che è lo spazio della poesia con note di poetica a firma degli stessi poeti invitati e corredata di commenti critici. Nata nel 1992 con cadenza quadrimestrale e diventata nel 1994 semestrale, “il rosso e il nero” – ormai accreditatasi nel panorama nazionale tra le più pregevoli e interessanti riviste di letteratura italiana contemporanea – chiuderà i battenti nel 1999 unitamente al millennio che sta per concludersi. Nessuna morte annunciata, ma soltanto un progetto che si compie così come nelle intenzioni dichiarate dallo stesso Sant’Elia. Nulla che si esaurisce o una ribalta che si spegne ma un ciclo vitale che naturalmente si conclude. L’epilogo di un romanzo; il romanzo di una generazione, quella dei trentenni-quarantenni, noti ed emergenti, i cui interventi, i cui prodotti estetico-letterari segnano le tracce dell’arte, le tensioni e le forme della scrittura di quest’ultimo scorcio di secolo recuperandone la straordinaria forza e ragione comunicativa.

Ernesto Paolozzi
“Corriere del Mezzogiorno” (inserto del “Corriere della sera”), 14 aprile 1998

   Ma qual è il segreto del successo di stampa e di critica riscosso da “il rosso e il nero”, raro esempio di continuità nel panorama delle riviste letterarie italiane? Innanzitutto, credo, la direzione di Edoardo Sant’Elia, che ha impresso una fisionomia netta e precisa alla pubblicazione in una fase della vita culturale del nostro paese nella quale impera l’antologismo o sopravvive un certo settarismo. La ‘griglia’ della rivista non è mutata dal primo numero, e non è soltanto un espediente pratico ma serve al direttore a ricondurre ad omogeneità, di volta in volta, la libera scrittura dei collaboratori con i quali lo scambio d’idee è costante e sempre franco. In secondo luogo “Il rosso e il nero” si presenta come una rivista generazionale, con ciò non volendo, però, rinverdire uno stile tardo sessantottino di contrapposizione pregiudiziale fra vecchio e nuovo. Quella che la rivista svolge è una continua attività di ricognizione dell’attività letteraria italiana ruotante attorno ad una generazione che ha vissuto e vive il traumatico avvento dell’industria culturale senza assumere atteggiamenti draconiani, senza farne una tragedia e cercando, spesso, di tramutare, vichianamente, la traversia in opportunità. Insomma, a me sembra che “Il rosso e il nero” svolga, con misura e discrezione, un’azione polemica di fatto, evitando proclami e squilli di tromba, esibendo, semplicemente, le sue posizioni.  

Loredana Castori
“Cronache del Mezzogiorno”, 4 marzo 2000

   La formula in ogni albo è sempre identica, tanto da rendere l’idea di una perfetta geometria: dodici autori, ovvero tre narratori, tre saggisti, tre poeti uniti a tre critici. Le sezioni affrontano di volta in volta temi di ampio respiro con taglio interdisciplinare: il Silenzio, il Tempo, la Morte, il Comico, il Sacro, il Tragico, la Menzogna, l’Idiozia, il Viaggio, la Paura, l’Ombra, il Corpo, lo Sguardo. In questa rivista hanno scritto autori di notevole spessore quali, oltre a Sant’Elia, Girolamo De Simone, Eugenio Lucrezi, Sergio Brancato, Valerio Caprara; tra i poeti figurano Dante Maffia, Alessandro Fo, Marina Pizzi, Franco Buffoni. È sicuramente lodevole il modo con cui Sant’Elia è riuscito ad essere fedele al suo ambizioso progetto, né si può fare scivolare nel silenzio l’innegabile talento rivelato nell’eleganza delle forme e nell’incisività dei contenuti.

Marinella Marchetti
“Versodove”, settembre 2000

   Con nostro grande rammarico questo 16° numero chiude il lungo percorso di una delle riviste più intelligenti e fertili di questi anni; una rivista che ha sempre saputo rimanere lontana dalle mode letterarie e scegliere con acutezza gli autori da ospitare. Edoardo Sant’Elia scrive che “la conclusione era prevista sin dall’inizio” e che il rosso e il nero non è mai stata concepita come “rivista di una vita” ma, piuttosto, come osservatorio sui temi, le linee e gli autori degli anni ’90. Avremmo voluto che continuasse ad esserlo.