Giuseppina De Rienzo, Valerio Grutt, Edoardo Sant’Elia, Rossella Tempesta
da Fuoco. Terra. Aria. Acqua.
a cura di Edoardo Sant’Elia
con il progetto/manifesto Poesia Portale Sud

Lecce, Terra d’ulivi, 2017

Edoardo Sant’Elia

   Sognando una foresta


  Chi l’ha detto che dalla filosofia non può germogliare la poesia?
  Filosofia e poesia sono alberi che appartengono alla stessa foresta, i loro rami, le loro foglie si intrecciavano un tempo, le loro radici attecchivano in un terreno comune, i loro frutti si proponevano al morso con la stessa carica di seduzione.
  Poi la foresta è divenuta in parte luminosa serra in parte oscura selva. Platone, lo spietato giardiniere, separò i semi dei due linguaggi, analizzò e disfece, codificò e distinse: condannò la poesia e scelse la filosofia, anzi la inventò come forma scritta creando la tradizione occidentale. Le sue parabole, i suoi dialoghi erano comunque intrisi di poesia ma questo non contava.
  Noi, allora, vogliamo ripartire da Empedocle. Guaritore, scienziato, profeta, imbonitore, l’unico filosofo greco – greco di Agrigento – che mise in versi la sua filosofia. Apparteneva a quella che lo stesso Platone definì ‘l’età dei sapienti’, omaggio astuto che relegava quegli uomini (Eraclito, Parmenide, Zenone…) nella nebbia fascinosa ed equivoca del mito; una nebbia, comunque, favorevole al pensiero e non impenetrabile. Empedocle volle spiegare la nascita del mondo e delle cose attraverso l’unione variamente mescolata di quattro elementi (la definizione ‘elementi’, tuttavia, è un altro successivo prestito platonico): il fuoco, la terra, l’aria e l’acqua. Che sono, in ordine zodiacale, le simboliche e concrete suggestioni alla base di questo volume.
  Quattro poeti si misurano con queste suggestioni, ciascuno incarnando un elemento: Giuseppina De Rienzo fa crepitare i versi temperandoli attorno ad un ininterrotto fuoco, “unica sezione conica rovente”; Rossella Tempesta si immerge e riemerge dalla terra attraverso essiccate terzine, “Lei mi ripara / la terra è verità. / Lei mi genera”; chi scrive offre voce e sguardo, in forma poematica, agli spiriti dell’aria, “burattinai segreti delle vicende altrui”; Valerio Grutt ripercorre la mutevole ebbrezza di una città d’acqua, “I rubinetti, le porte, i cuori, / le cose felici, apritele”.
  Quattro poeti del Mezzogiorno, quattro voci tra loro dissimili per stile e timbro ma consanguinee quanto all’immaginario antropologico di riferimento, riconducibile ad una linea meridionale della poesia italiana contemporanea sintetizzata in una sigla e in un progetto, Poesia Portale Sud, per provare a far emergere – di la dalle secche dei modelli primo o tardo novecenteschi ed accettando in pieno la sfida del postmoderno – un diverso modo di ‘sentire’, di praticare la scrittura: magari mettendo in musica, musica verbale, il pensiero.
  Chi l’ha detto che dalla poesia non può germogliare la filosofia?

Giuseppina De Rienzo

da Forse l’inferno salva

*
Magma

i visceri

lapilli i pensieri

cenere

il cuore

*
Non cambia il corpo
nel vetro
ruba
riflessi
accende l’abbandono

fieri
i seni
quieto il ventre

forza
mai domata
l’attesa

linee
da prima creazione
tagliano via
le mani dal riquadro
superfluo l’indice
non serve
cercare il padre

Rossella Tempesta

da Avvistamenti
21 Haiku e una poesia

*
Terra pianeta
segno di terra chiaro,
terra che mordo

*
Piccole foglie
di tè ora si schiudono,
profumo terra.

*
Terra di riva
e ne lambisco il tratto.
Io sono l’acqua.

*
Torna la notte
e nelle stelle specchio.
Terra riflessa.

*
Ah terra nostra
distesa eternamente!
Oh fresco schianto!

*
Mia Arcadia,
Terra, pianeta, stella
tu fosti e noi?

*
Io ferma in terra
ho fatto passi lunghi,
misura del buio.

*
Respira dopo
la pioggia, respira
la tua terra madre.

Edoardo Sant’Elia

da Una storia degli spiriti
poemetto

1.  PROLOGO

Appaiono, scompaiono,
divengono concreti
se li osservi,
spariscono di nuovo
e poi si fanno avanti,
reclamano attenzione:

–  Siamo gli spiriti dell’aria,
il vento cavalchiamo
senza sosta,
seguendo l’umore
e l’orizzonte!
–  Siamo gli spiriti irrequieti,
le nubi traversiamo
a bella posta,
seguendo le correnti
ed ogni fonte!
–  Siamo gli spiriti del cielo,
le stelle pediniamo
e non ci costa,
seguendo di quei lumi
anche le impronte!

Così ciascuno si presenta
ed introduce gli altri,
compiendo piroette,
sfumando e riaddensandosi
nell’aria grigio senape.
Poi, tutti assieme:

   Siamo gli spiriti del Mezzogiorno,
nascondi gli occhi tra le mani
   se proprio non vuoi vederci attorno.
Se invece non ti stanchi di ascoltare,
   se ti concedi al gusto del narrare,
se l’ansia t’attanaglia sul più bello,
   pronuncia senza indugio i nostri nomi:
Lello, Aniello, e Farfariello!

Valerio Grutt

da Mi investe il tuo mare

*
Da qui comincia
il risveglio
nell’urlo del padre
al figlio: “Scetate!”

*
Qui ritrovo l’amarena nel cornetto
e il sole che tuffa le strade.
Il fiore degli anni mi sboccia tra le mani.

*
Il sole ricama fiori

sui mobili della cucina.
C’è una voce che chiama dall’universo
nell’acqua che scorre dal rubinetto.
Mia madre risponde al telefono
con i capelli nuovi,
alle sue spalle cade la mia città
tutta incendiata di rabbia e bellezza.

*
Da bambino passavo sotto ai tramonti,

inseguivo Indiana Jones nel bosco di Capodimonte.
Ora sto da cinque ore sul lungomare
e mi pare di esserci nato come una cozza.
Pullman non mi portare lontano,
rivedo mio padre in una nuvola di capelli
che aspetta le stelle di capodanno,
gli tendo la mano e sono di nuovo figlio suo
e figlio di me stesso.

Paola Villani
“Critica letteraria”, marzo 2018

  Ed è sempre a quel Mezzogiorno dalla nobile storia che vogliono orientarsi i due testi metapoetici che aprono e chiudono il volume; in una perfetta simmetria, consueta d’altronde nell’ingegnere del verso, dall’indole catalogatoria, Edoardo Sant’Elia, intelletto vesuviano per la sua vitalità creativa, ma magno-greco per una rigorosa tensione all’ordo. Quell’ordo come ricerca che ha guidato anni di attività poetica e di promozione culturale, dall’ingegnoso progetto dei numeri della rivista «Il rosso e il nero», alla alchemica formula e cadenza cronologica dei volumi di «La freccia e il cerchio». Un ordo che non si traduce in confini o steccati, per un intellettuale a tutto tondo che ha sempre ‘osato’ superare gli steccati disciplinari, con coraggiosi attraversamenti tra le arti, tra i saperi, tra i linguaggi, tra colto e popolare. […] Il progetto Poesia Portale Sud vuol segnare il futuro tornando alle radici, alle origini del mondo, alle origini della sapienza, un sapere primitivo, al ‘prima’ della platonica separazione dei saperi. Il ritorno ad un tempo edenico (riuscita è la metafora del giardino utilizzata in apertura da Sant’Elia) nel quale poesia e filosofia erano «alberi della stessa foresta». Questa poetica raccoglie i frutti ultimi del Novecento ma per superarli, proponendo con coraggio una poesia di «verità» («La terra è verità» scrive Rossella Tempesta), che non è ancora ancella della scienza ma (crocianamente?) rivendichi il suo forte valore conoscitivo, quasi a rispondere al dilagante relativismo gnoseologico ed etico che è poi quello che ha consegnato lo scettro alle hard sciences, nel segno di una abdicazione e di una resa senza condizioni.

Giuseppe Montesano
“Poeti e Poesia”, aprile 2018

  Il narrare in versi di Sant’Elia non va nella direzione novecentista, quanto all’indietro verso una levità ariostesca, che viene fatta transitare dentro un lessico quotidiano appena sollevato al di sopra della prosa da un uso della punteggiatura che si fa metrica, e da una scansione degli enjambement che non serve a sorprendere ma a dare ritmo al racconto. E citare da Sant’Elia è impossibile, dal momento in cui il concatenamento delle lasse poetico-narrative è pesato secondo un respiro ampio, che trova la propria musica non nel formalismo linguistico o nel frammento significante ma nella metrica mentale della favola di un incontro d’amore possibile-impossibile tra due ragazzi comuni, un incontro che avviene sotto il segno di ortesiani e ariosteschi spiriti, “Lello, Aniello e Farfariello”, spiriti aerei ma non divini, spiriti che possono sì realizzare l’amore, ma solo nel sogno dell’attimo. Così quando la ragazza sta per andare via dalla scena teatrale in cui è svolta la favola di sguardi e giochi di spruzzi e poche parole con il ragazzo, e quando lui scopre che lei entra in macchina come una “gatta scontrosa/in cerca di protezione”, una gatta a cui il suo uomo fa “una carezza lenta, tenera, padronale”, proprio quando il ragazzo “gocciolante sulla pedana, / deluso, perplesso” fissa la catastrofe che colpisce l’amore, proprio nel momento perplesso e deluso del distacco e della pena, accade qualcosa di fatale secondo la bellezza. Il tatuaggio che la ragazza ha sulla nuca si anima, e la farfalla dipinta dietro la nuca si leva in volo come farfalla reale e si posa sul braccio del ragazzo, come un segno rivelatore e una promessa: “Ed è in quel momento / – Aniello ora non zoppica più, / ha sciolto le membra Farfariello, / Lello è fuori dall’acqua -, / è in quell’istante lungo, / largo, luminoso / (ci sono dentro anch’io, / narrante spettatore) / che il miracolo avviene: / lei, con l’elastico tratto dal polso, / trasforma i capelli in una coda / svelando la farfalla / dai fiammanti colori; / e un’altra farfalla, identica, / come si staccasse dalla carne, / prende il volo, plana in basso, / va a posarsi decisa delicata / sul braccio del ragazzo / diviene tatuaggio e promessa…”. È un momento senza tempo ma che Sant’Elia fa nascere in mezzo alla realtà quotidiana di uno stabilimento balneare, e tra due ragazzi semplici, quasi a rivendicare la possibilità di raccontare in poesia la realtà di tutti i giorni ma investita dalla promessa della felicità.

Davide Rondoni
“clanDestino”, maggio 2018

  La proposta più convincente, secondo le intenzioni del libro, risulta non a caso essere quella del poemetto che Sant’Elia include come opera sua. Una leggera e sapiente favola in versi, dove compaiono le figure di tre creature tra folletti e angeli a “manovrare” piccoli e grandi eventi su una spiaggia intorno all’invaghimento di due giovani. Lello, Aniello e Farfariello si muovono agilmente e nascostamente tra spiaggia e acqua e i rituali di una consueta vacanza litoranea, tra corpi, lettini, abbronzanti, visibili solo alla voce poetante di un oscuro osservatore. La scrittura di Sant’Elia è chiara e ariosa, movimentata. Crea questi “spiriti del Mezzogiorno” come li chiama nell’epilogo, che risalgono da Basile e più addietro e che sembrano grazie al loro poeta a loro agio nel secondo millennio, a scombinare i piani umani, a eccitare situazioni, a giocare strani tiri ai destini. Sono miti giovani e antichi, che guidano lo sguardo del poeta (e del loro osservatore in scena) a fisici incanti, a profondissimi pensieri, a rovesciamenti di prospettiva: “Nel mondo dell’acqua/ il tempo è un’illusione, / un’invenzione strana / degli uomini di terra”. Basterebbero questi versi, nati quasi a margine di una vicenda di invaghimento giovanile sulla spiaggia, a denunciare la natura dell’atto poetico che Poesia Portale Sud vuole promuovere. Non si tratta di una faccenda di stile (quattro poeti quattro stili) ma di cortocircuiti gnoseologici, di disponibilità a far della poesia non solo la introspezione che troppi pensano che sia ma una voce di conoscenza mitica e filosofica del vivente.

Pasquale Vitagliano
“La poesia e lo spirito”, luglio 2018

  Poesia portale Sud è anche un interessante tentativo di (ri)unire poesia e filosofia, poiéin and sophìa, il fare e il sapere, nella (ri)scoperta di Empedocle che mise in versi la filosofia e spiegò la nascita del mondo per mezzo della fusione degli elementi naturali. Non ne è venuta fuori un’opera piena e pesante, concettualmente sapienziale, ma una melodia leggera, eppure tesissima, capace di mirare all’origine prima, alla fonte dell’ispirazione e della scrittura poetica. A differenza del filosofo siciliano, tuttavia, non è stato messo in versi il pensiero, ma la vita stessa (avrebbe scritto Giovanni Giudici), con un tentativo riuscito di attribuire alla poesia l’importante funzione di comprendere il mondo. Senza usare categorie e concetti, bensì con tempi e ritmi. Proprio come la musica che “non vuol dire nulla, eppure dice tutto”. “Poesia: dentro la letteratura, oltre la letterarietà”, questo è l’assunto di Sant’Elia che mi sento di condividere. Il linguaggio poetico non è un “feticcio da idolatrare”, ovvero uno statuto entro il quale normalizzare il caos (tutt’altro che “calmo”) della nostra esistenza “tecnologica”, quanto piuttosto una placenta capace di tenere insieme mondi e vite diverse, private e collettive. È dentro questo ventre che può (ri)acquisire potenza e dignità, se non addirittura “cittadinanza”, la poesia “meridionale” (meglio direi “meridiana”), fuori dalle riserve delle “linee” poetiche geografiche, totalmente immersa dentro il destino dell’umanità.

Vanina Zaccaria
“Atelier”, settembre 2018

  Poesia filosofica o filosofia poetica sono traguardi abbastanza raggiungibili se non già raggiunti, ma se approfondiamo la materia, sorge un problema di sostanza che va costantemente osservato: come sposare le due visioni-linguaggio senza essere riduzionisti? Ovvero senza compiere un’operazione che sottrae alla poesia l’azione sentimentale e alla filosofia l’azione speculativa? Sant’Elia sembra evitare il pericolo in maniera estremamente brillante nel momento in cui accenna a un postmodenismo capace di generare “un sano cannibalismo del linguaggio che metta in comunicazione opposti universi, umanistico e scientifico, saggistico e creativo, di parole e immagini”. Sant’Elia guarda dunque al postmoderno come possibilità storica di apertura e comunicazione multidisciplinare e dialettica. La proposta è affascinante e sembra gestire con arguzia l’abbondanza di codici e segni propria della nostra epoca: fluidità e porosità garantiscono alla pluralità dei discorsi di emergere e Sant’Elia invita a servirsi “di ogni spunto in grado di rappresentare e rilanciare con i mezzi dello strumento poetico la complessità inesausta del reale”. Ed è proprio tale complessità che si presta ad essere oggetto finale del dialogo – adesso fondamentale – tra poeta e pensatore. Sant’Elia coglie l’apertura di un’epoca in cui tutto è recuperabile e tutto è esposto, contemporaneamente, a processi velocissimi di secolarizzazione; ogni canone quindi può rifondare se stesso, e dunque il linguaggio non va considerato “come un feticcio da idolatrare ma piuttosto come veicolo espressivo plasmato secondo necessità”, restituendogli, in tal modo, la sua qualità fondamentale di strumento primario dell’esserci storico.

Antonella Lovisi
“Il segnale”, febbraio 2019

  Edoardo Sant’Elia, curatore e voce poetica della raccolta, ci accoglie e ci congeda (nella prefazione e nella postfazione) con due domande: “Chi l’ha detto che dalla filosofia non può germogliare la poesia?” e “Esiste un pubblico per la poesia?”. Credo che queste due domande guidino il lettore, innanzitutto, a far comprendere la linea editoriale di Poesia Portale Sud, “progetto che si propone di far emergere un diverso modo di sentire, di praticare la scrittura: magari mettendo in musica, musica verbale, il pensiero”. Ne nasce così una raccolta in cui le voci, variegate nelle scelte e negli stili, rivisitano e raccontano in versi il rapporto dell’uomo con i quattro elementi naturali. Il lettore è portato così a ricercare, all’interno di ogni sezione, i significati simbolici o i riferimenti al fuoco, alla terra, all’aria e all’acqua.

Paolo Polvani
“Versante ripido”, agosto 2019

  Per il tema “aria” Edoardo Sant’Elia adotta una soluzione originale, mette in scena gli spiritelli della tradizione popolare, Lello, Aniello e Farfariello, che rimandano alla capricciosità delle divinità omeriche, sempre pronte a farsi la guerra intervenendo nelle faccende degli umani con entrate non sempre corrette, rimandano anche alle credenze popolari con tutto il seguito di un armamentario di racconti. Questa struttura ci riporta agli albori della poesia, quando la funzione del ritmo affidato a una metrica musicale era quella di favorire la trasmissione orale, la sua riproducibilità attraverso la memoria. In questo caso col doppio vantaggio di risultare intrigante come un racconto, di far nascere il desiderio di scoprire cioè come va a finire, e con la godibilità estetica che regala il verso. Lo scenario sul cui sfondo si dipana la storia è una spiaggia moderna, con una ragazza sdraiata sul lettino che in bella mostra sfoggia il tatuaggio di una farfalla sulla nuca. Gli spiritelli brigano per metterla in relazione con un giovanotto che al bar dialoga col cameriere. Per sottofondo un filo d’ironia e belle immagini smaltate:
“Il cielo è un mare rovesciato,
senza fondo, dove i piedi
non possono toccare,
è una casa fatta d’aria,
senza finestre, senza porte…”